La coltivazione del carciofo in Sardegna è di antica tradizione anche se non si hanno notizie certe sulla sua introduzione e diffusione nell’isola.
Testimonianze scritte della sua presenza sono riscontrabili nel trattato del nobile sassarese don Andrea Manca dell’Arca, che nella sua opera “Agricoltura di Sardegna” pubblicata nel 1780, testualmente riporta: “sono i cardi e i carciofi grati allo stomaco, onde si reputa il cardo una delle piante più utili dell’orto.
In Sardegna è l’essere cardo la pianta e il carciofo fiore e frutto che ella produce”. Inoltre Vittorio Angius, nel suo “Dizionario geografico”, nel descrivere l’economia agricola serramannese della prima metà dell’ottocento cita il carciofo come “fonte di lucro per i coloni degli orti”.
In tutti i casi la specie fu inizialmente confinata negli orti familiari.
La coltivazione vera e propria la possiamo datare intorno al 1920 soprattutto nelle zone costiere della provincia di Sassari e di Cagliari, la cui presenza di porti favoriva i collegamenti ed i commerci con la penisola.
Nel 1929 una rilevazione del catasto agrario attesta che la coltura era diffusa su 1231 ettari, un decimo della superficie coltivata in Italia. Tradizionalmente la coltura veniva condotta seguendo il ciclo naturale della pianta; una svolta importante fu l’individuazione, nelle campagne di Bosa, di un ecotipo Spinoso che consentiva di ottenere produzioni anticipate in autunno risvegliando in estate la carciofaia con l’intervento dell’irrigazione.
Questo ecotipo, in un primo tempo diffuso nel Sassarese e commercializzato anche nel mercato di Genova, fu introdotto nel Campidano di Cagliari negli anni 1942-43. Successivamente gli agricoltori, attraverso la selezione massale indirizzata ad anticipare e incrementare la produzione, hanno migliorato questo ecotipo originario da cui è derivato l’attuale Spinoso sardo.
Oltre all’ecotipo Spinoso era diffuso in Sardegna il Masedu caratterizzato dall’assenza di spine, come attesta il nome che in lingua sarda significa mansueto e inerme. Questa varietà, più precoce e meno sensibile rispetto allo Spinoso ai danni delle gelate e all’atrofia del capolino, si è affermata in Sardegna intorno agli anni ’40 ed è stata coltivata fino alla seconda metà degli anni ’70, prevalentemente nel Campidano di Cagliari, dove rappresentava circa il 50% delle produzioni. In questo areale furono introdotte verso la metà degli anni ’60 nuove cultivar inermi provenienti dalla Francia, quali il Violetto di Provenza, che si è affermato e ha sostituito il Masedu, e il Macau di Perpignan che era destinato al mercato di Parigi e attualmente non più coltivato. L’affermazione del violetto di Provenza diede impulso all’attività di trasformazione già presente nell’isola con alcune industrie concentrate nel Campidano di Cagliari, alcune delle quali sono ancora attive.
Nei primi anni ’70 venne introdotto il Moretto di Toscana, sostituito dopo un decennio dal Terom, e nei primi anni ’90 è stato introdotto il Tema 2000, dapprima in alcune aziende del comune di Villasor, importante comprensorio cinaricolo del Campidano di Cagliari, e successivamente in quasi tutti gli areali di coltivazione dove ha trovato ampia diffusione.
Dal 2001, soprattutto nel comune di Samassi, è stato introdotto il C3, selezione più precoce del Romanesco ottenuto per micropropagazione.
La necessità di tutelare i produttori e i consumatori di carciofo Spinoso sardo da produzioni ottenute in altre aree di coltivazioni italiane o estere (sono in commercio da alcuni anni carciofi di questa varietà provenienti anche dal Nord Africa), ha indotto i carcioficoltori sardi a inoltrare la richiesta di riconoscimento del marchio DOP.
Con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della proposta di disciplinare per la DOP Carciofo Spinoso di Sardegna da parte del MiPAF e la notificazione alla Commissione Europea della richiesta di registrazione, l'Italia ha accordato in via transitoria una protezione a livello nazionale. Il riconoscimento della DOP consentirà di attivare leve di marketing potenti per far conoscere le rilevanti peculiarità del Carciofo Spinoso di Sardegna in ambito Europeo.
Un ruolo decisivo in tale direzione è chiamato a rivestire il Consorzio di Tutela che su incarico del MiPAF collaborerà con l'ispettorato centrale per il Controllo della Qualità dei prodotti Agroalimentari mediante alcune importanti funzioni:
Cooperativa Agricola Ortofrutticola Villasor Soc. Coop. s r. l.
Albo delle Società Cooperative a mutualità prevalente n. A149536
Codice Fiscale e P.ta IVA: 01969290921
Reg. Imprese: CA01969290921
R.E.A. della C.C.I.A.A. di Cagliari n. 153943
07 Set, 23
09 Mag, 23